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La chiusura del ponte Crocettone tra Palestro e Robbio spinge i pellegrini ad esporsi a pericoli. Tanti saltano la tappa.     


Si trascina ormai da tempo ed è anche al centro di un contenzioso legale tra il comune di Palestro e il consorzio irriguo Est Sesia insieme a due associazioni di riferimento della Via Francigena e dal sindaco di Robbio Roberto Francese citato come privato cittadino in quanto proprietario di alcuni terreni adiacenti, per la chiusura del ponte sul cavo Crocettone a Palestro in quanto inagibile. L’ordinanza è stata emessa a gennaio dal comune di Palestro ed è partita la disputa su chi deve effettuare la manutenzione del ponte; secondo l’amministrazione comunale spetta al consorzio di irrigazione Est Sesia mentre per il consorzio la manutenzione è di competenza del comune di Palestro e ora la decisione spetta al Tar che dovrebbe esprimersi ad ottobre.  

Il tratto interessato è quello che conduce da Vercelli a Robbio, la prima tappa che accoglie i pellegrini sulla Via Francigena in Lombardia. Un ingresso che lascia l’amaro in bocca a quanti hanno a cuore l’antico cammino di Sigerico, agli operatori turistici e commerciali ma anche agli agricoltori penalizzati dalla chiusura del ponte e costretti a fare lunghi giri per aggirare l’ostacolo. Inoltre, la situazione attuale del tracciato è pericolosa e si è registrato un netto calo di presenze dei pellegrini sulla tappa 10 della Via Francigena. Una situazione denunciata giorni fa dallo stesso Roberto Francese in intervista rilasciata all’Informatore Vigevanese 

 «C’è un cartello “Benvenuti a Palestro” che adesso è totalmente coperto dall’erba – ha osservato il primo cittadino di Robbio, di passaggio alcuni giorni fa nella zona – Così come le panchine per i pellegrini. Una vergogna». Non solo, il sindaco ha denunciato anche l’assenza di cartelli informativi che dovrebbero avvisare sul divieto di attraversamento. «Non ci sono più le catene che prima impedivano, o limitavano, il passaggio – afferma Francese – Sono rimasti solo i blocchi in cemento, che impediscono l’accesso ai veicoli a motore. La gente a piedi passa lo stesso, ed è pericoloso perché non è più presente alcun avviso. I buchi sulle assi non sono segnalati, si rischia quindi di inciampare e di farsi del male».  

Infatti, anche sul sito ufficiale della Via Francigena si legge che “a causa dell’inagibilità del ponte sul Cavo Crocettone nel Comune di Palestro, la Provincia di Pavia consiglia vivamente a tutti i pellegrini di utilizzare il treno da Vercelli a Palestro fino al termine dei lavori di ripristino. Proseguire a piedi implicherebbe il transito, per circa due chilometri, sulla trafficatissima e pericolosissima Provinciale 596“.

Sfogo amaro anche da parte degli operatori turistici come Ambra Castellani titolare del B&B “La Torre Merlata” e vicepresidente dell’associazione “La strada del riso dei tre fiumi”, come riportato sempre dall’Informatore Vigevanese:

«C’è stato un calo drammatico – conferma Ambra Castellani, – Per quanto mi riguarda, circa un quarto degli arrivi rispetto allo scorso anno. Molti, per evitare problemi con il ponte, saltano la tappa e fanno il tragitto in treno. Non solo, non arrivano neanche i gruppi che percorrono solo piccoli tratti. La Francigena è un potenziale per il nostro territorio. Un potenziale, però, che viene continuamente rimandato. Da ormai dieci anni mi occupo della valorizzazione del tratto, e insieme a me ci sono molte persone, molti volontari. Ora siamo arrabbiati. In questi anni abbiamo sentito diverse promesse, spesso fatte in campagna elettorale. Ad esempio l’installazione di un infopoint. Ne è seguito il nulla. E pensare che Palestro è in una posizione strategica, è il primo comune lombardo della Francigena. Sono anni che si parla di un coordinamento territoriale, basterebbe prendere ad esempio Orio Litta (Lodi)».

Ambra Castellani interverrà agli Stati generali di AEVF che si terranno ad ottobre a Pavia e spiega

 «Cercherò di fare il punto sul tratto di cui sono referente – riferisce – quello tra Vercelli e Palestro. Ma il nostro Comune non ci sarà, e per una realtà come la nostra è un peccato. Mi rendo conto che i sindaci, le amministrazioni, sono alle prese con una serie di incombenze, di burocrazia che portano via moltissimo tempo ed energie. Ma ci sono anche progetti che hanno un respiro più ampio, che richiedono una pianificazione a lungo termine. Progetti che potrebbero avere un riflesso importante soprattutto per le nuove generazioni, e che non possono svilupparsi solo con la buona volontà dei volontari». 
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