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Il Codice identificativo Nazionale entrato in vigore il 2 settembre sarà obbligatorio per tutti? Ne parliamo con Fabio Rocchi presidente dell’Ass. Ospitalità Religiosa Italiana


Il Codice Identificativo Nazionale è entrato in vigore il 2 settembre e obbliga tutte le strutture ricettive a dotarsi di questa “targa” in 18 caratteri, con lo scopo dichiarato di far emergere l’abusivismo ed evitare che turisti e soggiornanti finiscano in strutture irregolari.
C’è un settore, però, che il CIN potrà evitarlo grazie ad una specifica esenzione e ne parliamo con
Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, l’associazione di categoria che di questa esenzione è stata la promotrice.
D – Presidente Rocchi, quale tipo di esenzione avete chiesto al Ministero del Turismo e cosa avete
ottenuto?

R – Siamo intervenuti sul Ministero sottolineando la presenza di tante strutture che ospitano senza
applicare tariffe, chiedendo quindi di evitare questo passaggio burocratico a chi fa dell’accoglienza
una missione, non una professione. Il Ministero ci ha risposto deliberando l’esenzione dal CIN per quelle strutture religiose che ospitano gratuitamente, pur potendo accettare libere donazioni all’ente gestore, ma non come corrispettivo del servizio usufruito.
D – Dove si può riscontrare questa decisione del Ministero del Turismo?
R – Noi siamo stati informati in anticipo e direttamente all’Ufficio Legislativo, ma il Ministero ha
pubblicato la decisione anche tra le FAQ sul loro sito, nel settore dedicato alla nuova Banca Dati
delle Strutture Ricettive.
D – Quindi un bel vantaggio per il mondo religioso?
R – Non esattamente. Il CIN non ha un impatto economico o fiscale sulle strutture ricettive, quindi
non c’è alcun vantaggio da monetizzare. Con l’esenzione si evitano solo i passaggi documentali per
richiedere il CIN.
D – E le strutture laiche? Sono tagliate fuori dall’esenzione?

R – Il Ministero ha risposto ad un nostro quesito sulle strutture religiose, ma il concetto espresso è, a nostro modo di vedere, applicabile a qualsiasi struttura ricettiva. Penso ad esempio a quelle lungo i Cammini, ovviamente a condizione che offrano ospitalità gratuita, pur accettando donazioni liberali all’ente gestore.
D – Questa agevolazione vale per tutto il panorama religioso nazionale?
R – No, la maggior parte delle strutture ricettive religiose e non-profit applica regolari tariffe, quindi
per loro vige l’obbligo del CIN e a questo devono uniformarsi. Finora i dati provvisori dicono che
solo un terzo delle strutture del nostro circuito godrà dell’esenzione.
D – Secondo la normativa il CIN va esposto all’esterno delle strutture. Cosa dovranno fare quelle
esenti?

R – In teoria nulla, nel senso che non dovranno modificare quanto già espongono ora. Noi però
consigliamo ai gestori di aggiungere l’indicazione “esente CIN”, in modo che ospiti e autorità
possano essere consapevoli della regolarità dell’ospitalità, pur in assenza del CIN.
D – Di che numeri stiamo parlando? Quante sono queste strutture?
R – Non essendoci un database nazionale, le nostre stime indicano oltre 3.000 strutture in tutta Italia,
che operano nell’ospitalità religiosa o non-profit con circa 200.000 posti letto. Possiamo quindi dire
che a regime saranno circa un migliaio quelle che potranno usufruire dell’esenzione.

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