Feder Cammini
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Escursione ad anello per scoprire a passo lento questo itinerario con un raro corso d’acqua superficiale nel Carso triestino


Questa escursione nella Riserva Naturale della Val Rosandra – Dolina Glinščice è un cammino lento e rigenerativo attraverso una straordinaria riserva naturale, un piccolo paradiso immerso nella natura che si snoda nella suggestiva Val Rosandra, una dolina di origine carsica toccata dal torrente omonimo, l’unico corso d’acqua superficiale del Carso triestino. La Val Rosandra è tutelata dalla legge regionale 42 (art. 51 – 52) del 30 settembre 1996 che istituì la Riserva Naturale Regionale della Val Rosandra costituita da 746 ettari di terreno e ne affidò la gestione al Comune di San Dorligo. Ha lo status di area protetta nell’elenco nazionale delle zone protette italiane come sito di importanza e zona di protezione speciale nell’ambito della rete Natura 2000.

La leggenda della principessa Rosandra

Questo anello consente di vivere ed ammirare lo splendore di una valle dove l’acqua ha penetrato la terra, il vento ha modellato la roccia e fenomeni naturali hanno dato forme particolari ai versanti a strapiombo. Tracce di storia correlate ad antichi e recenti eventi bellici, comprese entrambe le guerre mondiali del XIX secolo, e segni intangibili della leggenda della principessa Rosandra che avvolge questa valle, caratterizzano questo affascinante itinerario.

Tra antiche vedette e fortificazioni

Si incontrano le fortificazioni antiche e le vedette, diffuse lungo il ciglione del Carso nella provincia di Trieste, realizzate come punti di osservazione delle manovre militari e in gran parte distrutte durante le due guerre mondiale poiché potevano costituire pericolosi punti di riferimento per l’artiglieria nemica.

E’ una terra di confine, anticamente controllata dai romani, poi dai veneziani, in seguito dall’impero-austro asburgico e infine dall’Italia ed è stata teatro di fatti bellici durante la Grande Guerra nel corso della Seconda guerra mondiale.

Un terra di confine

La Val Rosandra, in sloveno Dolina Glinscice, segna il limite geografico naturale del Carso e il confine tra l’Italia e la Slovenia, un punto all’estremo nord – est del Belpaese che nasconde un sorprendente ambiente paesaggistico, storico e naturalistico, al di fuori dai grandi itinerari di massa.

Uno scrigno di biodiversità

Sotto l’aspetto geologico si nota come la sua formazione sia frutto di erosione, antiche alluvioni e fenomeni carsici che hanno formato inghiottitoi profondi, ghiaioni, pietraie e spalti rocciosi. E’ stata istituita la Riserva naturale della Val Rosandra per tutelare uno scrigno con una grande biodiversità che ancora sopravvive con un ritmo lento, dolce e caratteristiche uniche.

Un torrente e fitte vegetazioni

La Val Rosandra è accarezzata dal torrente le cui acque ospitano associazioni vegetali erbacee capaci di creare fantasiose varietà che attirano l’attenzione oltre a piante idrofile e una fitta vegetazione con salici, ontani e pioppi, boschi di rovere e cerro oltre ad esemplari di pino nero.

Un territorio ricco di fauna

La Riserva Naturale della Val Rosandra vanta anche una ricca fauna con 130 specie di uccelli, tra cui i pipistrelli che nelle numerose grotte carsiche hanno trovato il loro habitat naturale, 12 specie di anfibi e 6 di rettili che vivono nelle zone più umide ed un ecosistema acquatico diversificato, tra invertebrati e crostacei, oltre a molte altre specie di animali tra cui il capriolo, il camoscio, il cervo, la lepre, lo scoiattolo, il ghiro, la volpe, il riccio, il mustiolo, la lince, l’ermellino e altre specie ancora.

Animali giunti  fino a qui dove hanno trovato un habitat ideale, proveniendo dalle pianure dei Balcani, dalle valli alpine, dalle coste del Mediterraneo e da quelle del Mar Nero. La presenza di una varietà così ampia e diversificata è dipesa dalla differenza climatica; infatti, il territorio ha un clima di tipo mediteraneo e continentale oltre a particolari condizioni geomorfologiche, diversi suoli, e versanti. 

Scheda tecnica dell’escursione nella Val Rosandra

Partenza e arrivoRifugio Premuda – località Bagnoli della Rosandra
Tempo di percorrenza3.00 h
Distanza5.5 km
Dislivello220 mt
DifficoltàE
Fonti d’acquafonte Oppia
Segnavia percorsoCai 001, 025, 013
Dove posteggiareparcheggio antistante al rifugio Premuda
Periodo adattotutto l’anno  
 

Dettagli e file gps – Anello Val Rosandra dal Rifugio Premuda

Indicazioni pratiche

L’anello della Val Rosandra è un itinerario di lunghezza moderata che si sviluppa su un tracciato misto; circa 4 chilometri sono su sentieri escursionistici, meno di un chilometro su un sentiero alpino e circa un chilometro su una strada bianca carrozzabile.

Il percorso alterna falsi piani a tratti con un dislivello importante ed in alcune parti è necessaria una buona confidenza col “camminare nei boschi” mentre altre sono alla portata di tutti, bambini compresi. L’itinerario, nella prima sezione, presenta una salita breve ma impegnativa, che, se percorsa in condizioni meteorologiche avverse, richiede una buona dose di prudenza.

La parte forse più impegnativa è la salita tramite il sentiero CAI 013 che conduce alla chiesa di Santa Maria in Salis per il resto la camminata è modesta sia in termini di dislivello che in termini di distanza. Per quanto riguarda la segnaletica l’itinerario risulta ben segnalato con segnavia CAI 001 – 025 – 013 esclusa la parte centrale che non è ben segnalata ed occorre prestare attenzione soprattutto in prossimità di bivi ed incroci ma essendo un percorso ad anello è facile tenere la giusta rotta mantenendo sempre il senso di rotazione.

Le tappe

1- Si parte dal piazzale antistante il rifugio Mario Premuda, si percorre un breve tratto fino a raggiungere ed attraversare un ponticello ed imboccare il sentiero CAI 001 in direzione ovest che conduce in un fitto bosco ripariale, si prosegue fino ad un bivio che interseca il sentiero CAI 025 a circa 220 metri di altitudine. Si devia a sinistra mantenendo il sentiero CAI 001 che sale al monte Carso e che conduce al castello di Moccò.

Verso località Bosco di San Michele dove vive una colonia di libellule blu

2 – Si prosegue fino ad incrociare un suggestivo ruscello in località Bosco di San Michele dove vive una colonia di libellule blu, una tra le creature più belle e peculiari di questa zona. Tipiche del parco, questi affascinanti ed antichissimi animali erano già presenti prima dell’estinzione dei dinosauri, come dimostrato da alcune tracce fossili ritrovate. 

Si punta al Castello di Moccò

3- Dopo il punto acqua delle libellule si continua il cammino mantenendo la destra nelle successive quattro deviazioni; superata l’ultima deviazione seguiamo il sentiero in una curva a gomito che ci porta al punto 5 della traccia gps dove, nuovamente, si devia a destra e dopo alcune centinaia di metri si raggiungono i resti del castello di Moccò, posto sulla sommità di un colle tra un ciglione carsico e il monte San Michele.

La vedetta di Moccò, che si trova proseguendo lungo il sentiero, altro non è che una specie di anfiteatro in stile “falso antico” che permette di ammirare tutta la parte settentrionale della valle, il monte Carso, buona parte del torrente Rosandra che ricopre una parte considerevole di questa escursione.

Il punto ideale per una piacevole sosta in un area pic-nic

Da questo punto panoramico favoloso si cammina a ritroso fino ad un’area pic-nic dove è possibile fare una piacevole sosta dopo avere affrontato una leggera ma costante salita che porta al cimitero di Moccò.

4- Proseguendo si nota sulla nostra sinistra la vedetta di san Lorenzo anch’essa a sbalzo sulla roccia sul lato opposto rispetto a quella di Moccò; per ammirare lo splendido panorama offerto da questo punto privilegiato d’osservazione occorre fare una deviazione.

Camminando per incrociare la ciclabile “Giovanni Cuttur”

Si continua a camminare fino all’incrocio a “T” dove, abbandonando il sentiero CAI 001, si devia a destra per immettersi sul tracciato della ciclabile “Giovanni Cottur” calcandola per circa un chilometro poi il sentiero diventa sterrato ma ugualmente ben visibile e sicuro.

Superate un paio di gallerie scavate nella roccia calcarea si raggiunge un bivio, si svolta a destra abbandonando la ciclabile ed imboccando una strada sterrata.

Si percorre una parte del Sentiero dell’Amicizia

4 – Si inizia una dolce discesa che si snoda nel fitto di questi bellissimi boschi percorrendo parte del Sentiero dell’Amicizia fino all’abitato di Bottazzo, minuscolo borgo quasi disabitato a ridosso tra il monte Stena e il monte Carso. Attraversando un ponte appare immediatamente il vecchio casello doganale che delimita il confine tra Italia e Slovenia.

5- Si cammina a ritroso per circa 250 metri ed al primo incrocio dopo Bottazzo, si devia a sinistra per completare l’anello della Val Rosandra e tornare al punto di partenza. Si continua a seguire il sentiero, superati alcuni tratti di ghiaioni di crinale, si arriva in vista della cascata dove si gira a sinistra, imboccando l’inizio del sentiero CAI 013.

6- Il percorso continua in salita su un sentiero sassoso, che in circa 10 minuti, conduce alla chiesetta di Santa Maria in Siaris poi si svolta a sinistra ritornando sul sentiero principale.

Qui c’è uno specchio d’acqua, ideale per una piacevole sosta

Proseguendo per circa un chilometro sul sentiero CAI 025 si arriva prima al Badestelle Am Back, un punto d’interesse e di relax con uno specchio d’acqua dove è possibile fare una sosta nell’area pic – nic.

Riprendendo il cammino, dopo circa 100 metri, s’incontrano i resti dell’acquedotto romano, un opera idraulica realizzata per convogliare le acque del torrente Rosandra fino a Trieste.

Il rientro al Rifugio Premuda

7- Si continua sull’itinerario per raggiungere il punto di partenza camminando fino all’ultimo bivio di questa escursione; qui ritroviamo un’altra colonia di damigelle blu nei pressi di uno di tanti ruscelletti tipici delle formazioni carsiche. Dopo circa 600 metri si trova l’incrocio di partenza ma questa volta dobbiamo svoltare a sinistra e superato il piccolo ponticello in legno la macchina sarà di fronte a noi.

Punti d’interesse nella Riserva Naturale della Val Rosandra

Chiesa di Santa Maria in Siaris

Risalente al XIII secolo, la chiesa di Santa Maria in Siaris sarebbe stata realizzata su disposizione di Carlo Magno che, secondo la leggenda, l’avrebbe scelta per il suo riposo eterno. Documenti dell’anno 1330 riportano la penitenza per i bestemmiatori che dovevano arrivare scalzi alla chiesa di Santa Maria in Siaris, già meta di pellegrinaggi, distante circa 12 chilometri dal monastero.

Un altro documento rinvenuto e datato 1497 è un lascito di una vigna da parte di un benefattore. Nell’anno 1647 la chiesetta venne restaurata e ampliata, ma di questo intervento rimane solo la data incisa sull’architrave dell’entrata, in quanto per i due secoli seguenti il santuario fu dimenticato e, data la lontananza da ogni centro abitato, ripetutamente e pesantemente vandalizzato.

Solo negli ultimi decenni alcuni interventi privati hanno ridato lustro all’antico santuario, riprendendo anche la pratica della processione attraverso tutta la valle. Il nome della chiesetta in lingua slovena è Marija na Pečah (Madonna sulle rocce).

Castello di Moccò

A picco sulla Val Rosandra c’era il castello di Moccò di cui oggi ne sono rimasti i resti. Il castello si trovava sulla sommità di un colle posto tra il ciglione carsico e il monte San Michele, proprio al di sopra dell’abitato di Bagnoli della Rosandra.

Oggi del castello rimangono i segni degli incavi nella roccia sommitale, che fungevano da fondazioni e un tratto di muratura di 9 m con un’apertura ad arco, aperta probabilmente durante il primo conflitto mondiale, quando i resti vennero usati probabilmente come postazione di mitragliatrica.

Il colle è facilmente raggiungibile solo da nord-ovest, dove appunto c’era l’accesso al fortilizio. Il castello aveva una forma allungata ed era munito di tre torri. Le prime due, le torri principali si trovavano nei pressi dell’accesso, mentre la terza torre, la torre campanaria, si trovava a oriente ed era rivolta verso la valle. Le torri originariamente erano molto alte, alla fine del XV secolo vennero abbassate sino all’altezza delle murature perimetrali.

Acquedotto romano della Val Rosandra

L’acquedotto romano che si incontra durante l’escursione risale al I° secolo D.c., è un’opera idraulica che evidenzia lo straordinario talento ed ingegno della florida civiltà romana che proprio in Val Rosandra ha lasciato a testimonianza importantissimi reperti archeologici.

L’acquedotto, restaurato negli anni scorsi misura circa 17 chilometri, costruito da un misto di pietra e malta rivestita da cocciopesto per rendere il condotto impermeabile, è sovrastato da due muri laterali che misurano circa mezzo metro di altezza ed era un tempo  protetto da una copertura, mentre la struttura è posta con una pendenza di circa il 2%. Utilizzato per convogliare le acque del torrente Rosandra verso Trieste, l’acquedotto romano aveva una portata di quasi 6.000 metri cubi al giorno.

Foto: Flickr

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