Feder Cammini
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Circa 500 strutture chiuse definitivamente. Tremila ancora attive con circa 250 mila posti letto.


Con la fine dell’emergenza pandemica, anche conventi, monasteri e case religiose fanno i
conti con le conseguenze del coronavirus sull’accoglienza: nell’offerta si registra una perdita
di circa 30mila posti letto in tutta Italia, con quasi 500 strutture chiuse definitivamente
all’ospitalità o destinate ad altri usi.

Casa Regina del Santo Rosario – Firenze. Autore: Lee Alberti Lorenzo 
Copyright: CC BY-ND 4.0


Lo rileva l’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana nel rapporto annuale del 2022, insieme
ad altri interessanti dati su questo segmento dell’ospitalità destinato all’accoglienza per
motivi spirituali, turistici, lavorativi o studenteschi.
Le strutture dell’ospitalità religiosa in Italia sono poco più di tremila con circa 250mila posti letto, gestiti in gran parte da enti religiosi (ordini, congregazioni, diocesi e parrocchie) o di loro proprietà.
La parte del Leone la fa il Lazio, con 31.581 posti letto e centinaia di strutture
su Roma che fanno riferimento alle case generalizie di ordini e congregazioni. Seguono
Emilia Romagna (20.548) e Veneto (20.418).
Ma la regione con il miglior rapporto rispetto al numero di abitanti è di gran lunga la Valle
d’Aosta, con 32 posti letto in strutture religiose ogni 1000 abitanti. A seguire l’Umbria (13)
e il Friuli-Venezia Giulia (9).
Tra i servizi più diffusi nelle strutture dell’ospitalità religiosa il parcheggio auto (73%), la
sala riunioni (69%) e il giardino (69%). Un terzo delle case si trova in centro città, un terzo
in zone di montagna e l’ultimo terzo suddiviso tra mare e natura.

Comunicato stampa ospitalitàreligiosa.it

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