Le leggende e la storia si mischiano ammantano i pendii della montagna avvolta da un antico e misterioso fascino
La leggenda attorno al suo nome, vuole che prima della battaglia della Trebbia il generale cartaginese Annibale Barca, per meglio orientarsi salì sulla sua vetta e si ferì ad una mano; da cui il nome lesa manus = Lesima.
Dalla sua vetta, la più alta della valle (1724 mslm) si può ammirare uno spettacolo che non esiterei a definire epico, degno dei migliori racconti di Tolkien. Nelle nelle giornate limpide, la vista raggiunge il Mar Ligure ma soprattutto, si possono abbracciare con lo sguardo le più importanti vette piacentine, il Penna, il Maggiorasca, il Carmo ed il m,te Nero. Come non ammirare l’intero sviluppo di una delle più belle e selvagge valli piacentine, la val Boreca, e la lunga teoria di rilievi che le fanno da corona?
Poi con una deviazione dello sguardo di 90°, questa volta verso oriente, ammireremo lo spartiacque lungo il confine con la Liguria fino alla vetta erbosa del monte Alfeo, che chiude questo immaginario quadrato occupato dal bacino del Boreca.
La camminata parte dal passo la Colla, in comune di Brallo di Pregola (PV). L’itinerario ha uno sviluppo di circa 11 km, di cui 3 km su asfalto ed il resto su sterrato o sentiero ed è completamente assistito dalla segnaletica CAI (101, 203 e 9) e può essere percorso in circa 5 h più le soste, ma in inverno è frequente l’innevamento dell’intero tracciato, quasi tutto sopra i 1200 metri di quota; per cui se vogliamo percorrerlo dobbiamo aggiungere circa 1h (in questo caso meglio portare con sè anche le ciaspole).
Descrizione
Iniziamo il sentiero presso il passo Colla, dove è presente una piazzola dove poter posteggiare. Se fosse piena circa 1 km a valle è presente un secondo posteggio presso una cappelletta.
La prima parte di sentiero contrassegnato dal numero CAI 101 sale nella faggeta fino alla cima del m.te la Colla, quindi scende ad una sella per risalire su una cresta erbosa alla cima del monte Terme, da cui la vista si apre a sinistra sulla valle del torrente Avagnone, tributario di sinistra del fiume Trebbia, e del complesso turistico insediato presso il Pian del Lesima; a destra, ampie vedute della valle del torrente Staffora con il monte Chiappo sullo sfondo.
Da quì è possibile vedere sulla nostra sinistra il borgo di Pratolongo dove nel 1944 venne abbattuto l’aereo che viene citato in questo articolo e che è stato rinenuto all’inizio degli anni ‘80.
Ridiscesi al passo della Ritorta, si prosegue sul crinale erboso in costante e impegnativa salita, mentre sulla sinistra appare alla vista la vetta del monte Lesima; raggiunto il monte Tartago (di cui qualcuno vede l’affinità con Carthago, ovvero Cartagine), e quindi lo spartiacque tra le valli del Trebbia, del Boreca e dello Staffora, il sentiero si immette nella carrabile asfaltata di servizio agli impianti radar, che si segue fino alla cima. Da qui lo sguardo spazia in ogni direzione: a nord la pianura padana fino alle Alpi, a ovest l’Oltrepo’ Pavese, a oriente l’intero corso del Trebbia. Verso sud-ovest si ammira invece la valle del torrente Boreca, profondamente incassato tra scoscesi versanti ammantati di foreste e lungo il ripido pendio è ben riconoscibile il piccolo borgo di Artana. A coronare la più selvaggia delle valli piacentine, i monti Alfeo, Carmo, Cavalmurone e Chiappo.
Secondo alcuni studi tutte le alti valli piacentine sarebbero state usate dall’esercito cartaginese come “retrovie” per la campagna italica che portò il condottiero cartaginese allo scontro con l’impero dell’Urbe.
Quì l’esercito si riposava, addestarva le nuove reclute e si preparava a quelle che comunemente si conoscono come le battaglie delle 3 T “Trebbia, Trasimeno, Ticino”.
Alla luce di questo è logico supporre che I tanti riferimenti toponomsatici alle località nordafricane siano non solo logici, ma probabili.
Dalla vetta; proseguendo poi verso est scendiamo il versante orientale del monte, seguendo i una mulattiera molto sconnessa e ricca di detriti fino a raggiungere fuori dala faggeta la strada asfaltata che congiunge il Brallo a Zerba.
La si imbocca verso sinistra, per scendere al Pian del Lesima, dove è stato realizzato il grande albergo Prodongo, e dove si può trovare ristoro presso un agriturismo.
Ripreso il cammino, una quarantina di minuti di passeggiata su comodo stradello sterrato riportano alla partenza e all’autovettura.
Scheda tecnica
Grado di difficoltà | Escursionistico |
Descrizione delle difficoltà | Sentiero tutto su tracciato ben visibile e segnato per un 80% su sentiero CAI. Nella parte finale (ultimi 2 km), fondo molto accidentato su carrereccia con molto pietrisco. Se senza neve adatto a tutti. |
Durata al netto delle soste | 5 h 40 min |
Distanza | 11 km circa |
Acqua | no |
Periodo consigliato | Tutto l’anno – attenzione se innevato la parte centrale diventa EE |
Segnaletica | Cai 101, 123 e 9 |
Dislivello in salita | 740 mt |
Dislivello in discesa | 740 mt |
Quota massima | 1724 mslm vetta Lesima |
Viaggio da Piacenza | 2 h circa da Piacenza passando per il passo Penice |
Coordinate punto di partenza | Lat. 44,712645 – Long. 9,26212 |
Download Traccia | GPX |
Autore | Cucuzza Andrea |
Scarica la traccia gpx dell’itinerario
Attenzione: la traccia è stata creata nel 2020 e potrebbero esserci state variazioni sull’itinerario in questi anni. L’autore e Francigena News declinano ogni responsabilità in merito e per l’utilizzo improprio del materiale. La foto principale è di Alerove Commons Wikimedia