Dopo Modena ritorna a Verona “Divina Francigena”. 21 febbraio alle 18.30 presso la Libreria Pagina 12, ingresso gratuito
Quattro giorni di cammino per sciogliere i nodi di una vita. Mariano e Francesco, travolti dagli eventi, si confrontano con questioni lasciate in sospeso e prendono in considerazione nuovi orizzonti. Quando hanno una settimana libera si mettono in cammino su un tratto della Via Francigena. In questa occasione il punto di partenza è Monteriggioni e quello di arrivo Acquapendente.
La meta resta sempre Roma; è là, che prima o poi, arriveranno a piedi. Tra loro ci sono più differenze che affinità. Francesco, vedovo, lavora come bibliotecario, ama in modo incondizionato la Divina Commedia, ma la sua vera passione è la storia. Rigoroso, non accetta il linguaggio talvolta scurrile di Mariano. Il giorno prima della partenza confessa al compagno di viaggio di essere ammalato di Parkinson.
Quando si rivolge a lui lo chiama amico mio perché il suo vero nome è un altro. Un nome che Mariano ha sepolto per scordare la relazione con Bea, ma Francesco non vuole prestarsi a uno stratagemma che ritiene privo di senso.
Mariano è un apicoltore, non sopporta la Divina Commedia e i suoi interessi riguardano le questioni pratiche legate alla terra, le narrazioni che hanno a che fare con leggende popolari, il vino e le donne.
Nella vita, come nelle relazioni, si lascia trasportare da dettagli insignificanti e del tutto personali. Per scacciare il ricordo del tradimento di Bea si abbandona ad avventure dalla vita breve. Tra i suoi punti deboli, c’è il timore di essere abbandonato, una paura causata da una brutta vicenda legata ai genitori.
Nei primi due giorni di cammino la narrazione si occupa dei battibecchi tra Mariano e Francesco, arricchiti da incontri occasionali che portano a riflettere sulle scelte di vita e sulla pandemia ancora presente. Nei giorni successivi si uniscono a loro due amiche di Mariano; lui vorrebbe avere una storia con almeno una di loro, se possibile con entrambe.
La prima è Fabiana, educatrice all’infanzia e cantante, poi arriva Alessia, una dei migliori tecnici in apicoltura. Sono toscane, vivono a Buonconvento e prima di allora non si erano mai incontrate. Con l’arrivo delle due donne gli eventi corrono veloci e portano trasformazioni a livello personale.
Mariano e Francesco cambiano il programma del loro cammino: lo interrompono a Radicofani per tornare con Alessia e Fabiana a Buonconvento. Non ci sono immediate relazioni sentimentali in vista, ma quella scelta permetterà a Mariano di liberarsi dal peso del passato e fare pace con il nome di battesimo.
Francesco ha già scelto, anche per lui ci saranno grandi cambiamenti che svelerà all’amico una volta tornati a Monteriggioni per recuperare l’automobile. In quel borgo gli aveva confidato del Parkinson e in quel borgo gli dirà che non tornerà verso casa insieme a lui. Passo dopo passo, come avviene nei cammini, la narrazione intravede la meta e si arricchisce di piccoli colpi di scena. Filari di cipressi delineano il paesaggio delle crete senesi, piccoli borghi o edifici abbandonati sono il pretesto per raccontare storie dimenticate.
Sullo sfondo la presenza della Divina Commedia, a volte evocata da targhe marmoree incastonate nei muri di Monteriggioni e Siena, altre volte chiamata in causa da vicende storiche narrate da Francesco oppure oggetto di una rappresentazione teatrale di artisti di strada. Poi ci sono Fabiana e Alessia.
La prima elaborerà un senso di colpa ingiustificato nei confronti di un amico che ha perso l’uso delle gambe a causa di un incidente d’auto provocato dal suo ex fidanzato. Attratta da una possibile relazione con Mariano, Fabiana non riesce a lasciarsi andare; anche lei deve sistemare vicende ed emozioni che la tengono bloccata.
Alessia è l’ape regina. Resta nell’ombra ma sarà lei a delineare nuovi orizzonti per i sentimenti di Mariano, a essere precisi per i sentimenti di quello che si faceva chiamare Mariano. L’ambientazione è quella delle crete senesi e della Val d’Orcia. Le vicende avvengono tra il 1° giugno 2020 e il 7 giugno 2020, alla fine del primo lockdown.
Testo tratto dal libro Divina Francigena
