Si dorme con cifre accettabili in molti cammini ma mancano i luoghi di ristoro che propongono il menù del pellegrino
L’impennata dei pellegrini e camminatori registrata in Italia negli ultimi anni, hanno fatto crescere anche gli ostelli a donativo e le strutture ricettive alberghiere, quelle extralberghiere e gli affitti brevi con tariffe calmierate offerte a chi decide di fare un viaggio lento.
Sul tema dell’ospitalità, la Via Francigena ha fatto da apripista in Italia e quasi tutti i cammini italiani, in particolare quelli a vocazione religiosa, possono contare su strutture che hanno aderito alla formula donativo o con sconti per i camminatori muniti delle credenziali.
Purtroppo, questa tendenza non è altrettanto diffusa per quanto riguarda la ristorazione che non si è ancora adeguata a questo target turistico. Non è una condizione tale per cui attribuire qualche colpa o responsabilità ai costruttori e gestori dei cammini, certo è che serve un’azione mirata per riuscire a coinvolgere e fare capire ai ristoratori che questo è un modo per incentivare una forma di turismo “altro” capace non solo di fare entrare qualche soldo extra alla propria attività ma creare un indotto in termini generali per il borgo o paese, situati principalmente in zone non turistiche.
Davide Fiz ideatore del progetto Smart Walking che quest’anno è alla quarta edizione e si svolgerà sulla Via Francigena spiega: «Approssimativamente sono circa il 5% i ristoranti o trattorie che fanno il menù del pellegrino. Cosa si potrebbe fare? Sicuramente un’azione di sensibilizzazione sulle attività di ristorazione ma risulta difficile in località iperturistiche che registrano quasi sempre il tutto esaurito»
Angelo Fabio Attolico, responsabile della Via Francigena del Sud e costruttore di cammini che sta percorrendo il tratto toscano dell’antico cammino di Sigerico, ha fatto una riflessione sui costi che si sostengono per percorrere la Via Francigena. «Tra Lucca e Siena ho sempre trovato la possibilità di dormire a buon prezzo, tra i 20 e 25 euro. Quello che costa di più è il cibo. A Monteriggioni per un panino ho speso 8 euro. Questi territori sono abituati a un certo tipo di turismo e lo applicano anche ai pellegrini non capendo che si tratta di target diversi. Si potrebbe lavorare insieme per indicare ai pellegrini luoghi dove mangiare a costi accettabili»
Una proposta intercettata da un utente che ha commentato indicando un ristorante a Ponte d’Arbia con un menù del pellegrino, abbondante, a 17 euro.
Sergio Martelli, pellegrino e proprietario dell’affittacamere Martelli di Ponte D’Arbia che ha percorso per intero la Via Francigena due volte spiega: «Di ristoranti che fanno il menù del pellegrino ne ho trovati veramente pochi. Ne ricordo uno a Viterbo e pochi altri. Quindi, per fare il cammino, secondo i miei calcoli personali, circa la metà dei soldi se ne vanno per mangiare tra colazione, spuntino a pranzo e cena. Qui vicino a me c’è il ristorante il Ponte che un tempo era di mia proprietà e faceva il menù del pellegrino fino a circa due anni fa. Oggi ufficialmente non lo fa più ma ha ancora un occhio di riguardo per i camminatori sulla Via Francigena».
Forse occorre seguire il consiglio di Attolico e fare rete comunicativa per intercettare i luoghi dove mangiare a costi accettabili e diffondere la voce tra i pellegrini, in attesa che il tempo e un’azione di sensibilizzazione possa cambiare questa tendenza.
Nella foto il menù del pellegrino proposto dall’hotel ristorante Benigni di Roma